Víctor Manuel Fernández, 61 anni, arcivescovo di La Plata in Argentina, è il nuovo prefetto del Dicastero per la dottrina della fede. Denominato da Paolo III  a metà del ‘500  Sacra Congregazione del sant’Uffizio della romana e universale Inquisizione. In anni a noi vicini, è stato guidato da cardinali come Alfredo Ottaviani e Joseph Ratzinger.

La nomina è stata accompagnata, gesto inedito, da una lettera personale di papa Francesco in lingua spagnola. La lettera traccia finalità e stile del lavoro affidato al nuovo prefetto. Con una franchezza che non è proprio de stylo Curiae, ma che non sorprende in papa Francesco, invita ad una autocritica, come ha fatto con coraggio a proposito dell’insegnamento sul matrimonio in Amoris Laetitia: «Dobbiamo essere umili e realisti, per riconoscere che a volte il nostro modo di presentare le convinzioni cristiane e il modo di trattare le persone hanno aiutato a provocare ciò di cui oggi ci lamentiamo, per cui ci spetta una salutare reazione di autocritica» (n. 36). Nella lettera il Papa ricorda al nuovo prefetto un passato che deve essere lasciato alle spalle: «ll Dicastero che presiederà in altre epoche  è arrivato ad usare metodi immorali. Erano tempi in cui  più che promuovere il sapere teologico, si perseguivano gli errori dottrinali. Quello che mi attendo la Lei è molto diverso».

La lettera prosegue facendo cenno al lavoro che il nuovo prefetto ha svolto come decano della Facoltà di teologia  della Pontificia università cattolica argentina  di cui è stato anche rettore dal 2009 al 2018. La nota biografica che accompagna la nomina menziona una cinquantina delle trecento pubblicazioni di mons. Fernández, scritti che secondo Francesco «mostrano una importante base biblica ed un costante sforzo di dialogo della teologia con la cultura, la missione evangelizzatrice, la spiritualità e le questioni sociali». Fin qui gli apprezzamnti per l’uomo al quale Francesco indica: «Finalità centrale sarà quella di custodire l’insegnamento che nasce dalla fede per “dare ragione della nostra speranza, ma non come nemici che puntano il dito e condannano”» (Evangelii gaudium, n. 271). Ripetutamente Francesco indica quale dovrà essere il criterio fondamentale del lavoro teologico: «Non abbiamo bisogno di una teologia “da scrivania” ma di una teologia attenta al criterio fondamentale: quello di  considerare inadeguata qualsiasi concezione teologica che alla fine metta in dubbio l’onnipotenza di Dio e in particolare la sua misericordia». Ritroviamo lo spirito di questa lettera nella  costituzione apostolica Praedicate Evangelium sulla curia romana e il suo servizio alla Chiesa nel mondo del 19 marzo 2022. Francesco scriveva nel preambolo: «Predicare l’Evangelo è il primo servizio che la Chiesa può rendere a ciascun uomo e all’intera umanità nel mondo odierno. E la chiesa adempie a questo mandato soprattutto quando testimonia in parole e opere la misericordia che ella stessa, gratuitamente, ha ricevuto». E nella sezione dedicata al Dicastero per la dottrina della fede alcuni articoli (69, 71, 73) anticipano  proprio il  contenuto della lettera: «Compito del dicastero è aiutare […] nell’annuncio del Vangelo in tutto il mondo, promuovendo e tutelando l’integrità della dottrina cattolica sulla fede e la morale, attingendo al deposito della fede e ricercandone anche una sempre più profonda intelligenza di fronte alle nuove questioni […] favorisce e sostiene lo studio e la riflessione sulla comprensione  della  fede e dei costumi e sullo sviluppo della teologia nelle diverse culture, alla luce della retta dottrina e delle sfide dei tempi, in modo da offrire risposta, alla luce della fede, alle questioni e alle argomentazioni che emergono con il progresso delle scienze e l’evolversi delle civiltà. […] esamina gli scritti e le opinioni che appaiono contrari o dannosi alla retta fede e ai costumi, cerca il dialogo con i loro autori e presenta i rimedi propri da apportare secondo le norme proprie. Si adopera perché non manchi una adeguata confutazione degli errori e dottrine pericolosi, che vengono diffusi nel popolo cristiano». Nella lettera Francesco scrive che per preservare la dottrina cristiana più efficace di qualsiasi meccanismo di controllo sarà riconoscere che la comprensione della verità grazie all’interpretazione della Parola rivelata non implica un unico modo di esprimerla: «Le distinte linee di ricerca filosofica, teologica e pastorale, se si armonizzano grazie allo Spirito nel rispetto e nell’amore, aiutano a far crescere la Chiesa» (Evangelii gaudium, n. 40).

 

(Foto: www.wikipedia.it)

 

 

  • Giuseppe Grampa

    Sacerdote dal 1965, dopo alcuni anni di attività pastorale, si è dedicato allo studio della filosofia delle religioni a Parigi e all’insegnamento nell’Università Cattolica di Milano, nell’Università degli Studi di Padova e nell’Istituto filosofico-teologico di Scutari (Albania). È stato direttore del mensile diocesano ambrosiano Il Segno. Dal 2021 è rettore dell'Università della Terza Età di Milano.