Un’antica rivista esce con una nuova versione online. Dopo quarantacinque anni di uscita regolare in forma di rivista dapprima mensile, poi bimestrale, “Appunti di cultura e politica” si dà una dimensione digitale, open access. Qual è il senso di questa decisione?

In primo luogo, la volontà di entrare più direttamente nel dibattito delle idee, anche con una dimensione più specificamente legata all’attualità. Non faremo una semplice versione digitale della rivista, ma una piattaforma dove con un flusso continuo di interventi cercheremo di dire la nostra sulle cose del mondo, della politica e della società. Viviamo in tempi di comunicazione imperante rapida e stereotipata al modo dei social media. Crediamo che possa avere un suo ruolo rispetto a questi orizzonti l’impostazione di una rivista come uno spazio di pensiero critico, con riflessioni che cerchino di non essere semplicemente effimere, anche se comunicativamente snelle. Di andare oltre la superficie dell’attualità e i dibattiti che durano lo spazio di un mattino. Di porre le domande giuste, anche se non su tutte le questioni avremo le risposte definitive. La vita comune in società è affare complesso e bellissimo, che merita un luogo di approfondimento: la politica va rilegittimata come una questione di cui la società tutta – anche le persone normali come noi e non solo gli addetti ai lavori – possa tornare ad occuparsi.

Lo vogliamo fare con un’identità, che si collega a una specifica ispirazione culturale-spirituale-politica: quella del cattolicesimo democratico. Un’esperienza di credenti che vive nella laicità il proprio impegno nella città di tutti, assumendosi l’onere di mediare i valori assoluti nella storia. E che prova a farlo rendendo sul serio l’istanza della giustizia, della pace, della solidarietà, prendendo parte nei conflitti del proprio tempo. Sappiamo di non rappresentare tutti i cristiani, e forse di essere addirittura una minoranza tra i tanti modi che oggi ci sono di vivere il cattolicesimo in questo paese. Ma pensiamo che la nostra sensibilità abbia qualcosa da dire sui problemi sempre nuovi che nascono di fronte a noi. E questo vogliamo provare a fare. Questo filone di pensiero e di cultura ha dato molto alla storia del nostro paese, ma lo diciamo con una certa cautela: sappiamo di essere nani sulle spalle di giganti, ma non vogliamo sfruttare l’immagine di chi ci ha preceduto, quasi a nasconderci dalle nostre responsabilità. Ogni generazione ha infatti le sue sfide di fronte.

Le sfide che ci attendono non sono quelle di un tempo ordinario. Senza rimpianti e senza nostalgie, senza voler incoscientemente precorrere niente del futuro, vediamo di fronte a noi un mondo che vive una profonda crisi di transizione, da cui è difficile immaginare come si uscirà. La modernità sta ancora producendo cambiamenti, anche se qualcuno l’ha data per esaurita. Un senso di libertà e di centralità del soggetto si esprime sempre più nelle nuove generazioni. Ma questo elemento non è vissuto con la leggerezza di chi guarda con speranza al futuro, ma con una palpabile ansia e incertezza. Incombe una crisi ambientale drammatica, l’economia del nostro mondo occidentale oscilla tra crisi ricorrenti e diseguaglianze pesanti, la guerra è tornata a delineare un orizzonte tragico che confina i nostri sogni di benessere e giustizia, le democrazie mostrano le loro crescenti difficoltà a gestire società in cui impera un individualismo massificato e al contempo lacerato, senza coesione immediata. L’agenda non può che essere quindi di un’estrema serietà. La speranza non può essere abbandonata, ma la ragione impone un servizio di verità nel vedere quello che ci sta attorno.

A scanso di equivoci, riteniamo impropria la distinzione che spesso viene utilizzata tra radicali e riformisti nella considerazione di tali urgenze. Noi intendiamo prendere sul serio in modo radicale le esigenze di schieramento e di nettezza che sono richieste da una risposta alta alle sfide che abbiamo elencato. Pensiamo nientedimeno che ci sia l’esigenza di ridefinire e rilanciare una impostazione di sinistra per rispondere ai problemi contemporanei: una linea che è in difficoltà in tutto il mondo occidentale e che proprio per questo manca sempre più drammaticamente nell’agenda dell’attualità. Ma intendiamo farlo con un metodo rigorosamente riformista, cioè avvicinandosi ai problemi con una cultura di governo, con la consapevolezza dei passi che si possono fare, con un atteggiamento che evita rigorosamente ogni tentazione di «tanto peggio, tanto meglio». Senza ideologismi né velleitarismi. La nostra responsabilità sta in questo tenere assieme radicalità e riformismo.

A questa presenza vogliamo dare un senso collettivo: la rivista non è un’impresa personale. È espressione di un gruppo, dell’associazione Città dell’uomo, fondata trentasei anni fa da Giuseppe Lazzati, che stimolava i credenti a «pensare politicamente», vivendo nella comune città degli uomini e delle donne del proprio tempo. La redazione è costituita da persone che vogliono cimentarsi nell’offrire una voce sull’attualità. Ma vorrebbe coinvolgere anche voi che ci leggete. Pensiamo che se avete incontrato queste pagine è perché siete coinvolti in vari mondi ed esperienze vitali, magari legate all’area cattolica e democratica. L’invito è a intervenire, commentare, sollecitare, non lasciar passare sotto silenzio quello che diremo. Abbiamo aperto una specifica rubrica “dibattiti” proprio per questo, ma ogni intervento vorrebbe mettersi alla prova del confronto delle idee. Mandateci anche comunicazioni, notizie, eventi, segnalazioni, che promettiamo di rilanciare. In questo modo questa piccola esperienza potrebbe divenire un incrocio e una fucina di una esperienza orizzontale di rinnovamento del vivere insieme. Vorremmo che in questo incontro ci fosse uno spazio in cui giovani e meno giovani possano incontrarsi e dialogare con serenità. Troppo importante è infatti il dialogo delle diversità, anche generazionali. Confidiamo che nel dialogo nasca una nuova storia.

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