Il volume è uscito per IPL-ITL, col contributo delle BCC ‘Brianza e Laghi’ due anni or sono ma è stato presentato alla festa del 25 aprile 2023 alla presenza dell’arcivescovo Delpini. Egli scrive infatti nelle sue due pagine introduttive che nel 2021 ricorreva il centenario della nomina di don Giovanni Strada, da parte del suo predecessore, cardinal Ferrari, a parroco di Ponte Lambro.
Si tratta della biografia di questo sacerdote, nato nell’allora comune di Niguarda il 20 novembre 1882, che studiò alcuni anni nel “seminario dei preti poveri” di Monza per essere ordinato il 13 giugno 1908. Un solo anno fu trattenuto come vicerettore nel seminario di San Pietro a Seveso per poi andare in parrocchia nella Brianza comasca come coadiutore della prepositurale San Paolo in Cantù. Divenne parroco nel ’16 e poi rimase fino all’inizio del ’21.
Sia la presentazione di Cantù che quella di Ponte Lambro e del territorio ambrosiano in provincia comasca sono molto dettagliate e aiutano a inquadrare la situazione storica della progressiva industrializzazione e diffusione di idee socialiste e fasciste in netto contrasto con l’opera educativa della Chiesa.
Giovanni Strada divenne parroco di Ponte Lambro poco prima dell’arrivo della ferrovia Nord (da Milano Cadorna) e accompagnò i suoi fedeli anche in anni dolorosi e gloriosi per la Patria per morire il 12 marzo 1949. Nella comunità soprattutto pontelambrese è rimasta molto viva la memoria della sua personalità come scrive l’arcivescovo. Partecipando il 25 aprile ultimo scorso alla cerimonia pubblica sia l’arcivescovo che il sindaco hanno ricordato come si distinse per un ruolo da protagonista nel tormentato periodo della Resistenza a fianco di Giancarlo Puecher.
Sacerdote “ribelle per amore”, mise a disposizione la sua canonica e le sue molteplici conoscenze per gli incontri organizzativi. Nel volume il ricordo del personaggio procede di pari passo con l’interessante storia di una comunità, di un paese, di una provincia che durante il Novecento cambiarono profondamente la propria fisionomia.
Mettiamo a fuoco alcuni passaggi fondamentali a partire dalla formazione che si svolse anche in un seminario “rosminiano”, come si vede dall’impegno profuso dal parroco sia a Cantù che a Ponte Lambro per le diverse esigenze del mondo del lavoro che sia va via via sempre più industrializzando.
Quanto ai rapporti tra Chiesa e Regno d’Italia, “suscitarono nel parroco” (p. 76, probabile nota nel Chronicon) ‘segnali sicuri di nuovo possente avvenire’. Questo ottimismo verso il Duce potrebbe essere dovuto alla sua esperienza canturina di duro scontro tra cattolici e socialisti anche all’interno del Consiglio comunale (pp. 32-37).
Preziosa perciò è la descrizione della tragica vicenda canturina, riportata anche se Don Strada era già a Ponte Lambro perché – purtroppo – poco nota, laddove si legge che: “vale la pena di ricordare che il sindaco Romolo Somaini morì in seguito a una brutale aggressione: avvicinato dai fascisti (che avevano perso le elezioni mentre il sindaco socialista si comportava non solo correttamente ma era anche molto accorto nell’evitare polemiche), fu pesantemente picchiato con un pugno di ferro e abbandonato privo di conoscenza sulle rotaie del tram” p. 37.
Lo scoppio della guerra e la seconda visita pastorale del cardinal Schuster (17-18 luglio 1940) non misero in risalto preoccupazioni di sorta nel paese che non raggiungeva le duemila anime. Tutto cambiò nel ’42 anche per l’arrivo di “oltre un migliaio di profughi” dalla Milano bombardata. Don Strada riportò: “Fu costituito un comitato che con alto senso di carità, corrisposta largamente dalla popolazione … provvide in ogni maniera…” (p. 127).
Alpini e altri militari che non avevano aderito alla RSI coi giovani che via via diventavano renitenti alla leva sono stato radunati e guidati dai sacerdoti della zona in modi diversi, considerando anche la vicinanza della Svizzera dove cercavano rifugio ebrei e perseguitati politici. Don Strada non ebbe dubbi e accolse in casa anzitutto la riunione fondativa di un primo nucleo partigiano assumendo la carica di cappellano e amministratore. Parecchie pagine del volume che presentiamo sono concentrate sulle attività nella Resistenza di questo gruppo, fino alla fucilazione di Giancarlo Puecher, e di altre formazioni che erano state messe in contatto tra loro ancora da don Strada e da altri sacerdoti.
Possiamo affermare che si tratta di pagine che raccontano vicende note da decenni grazie alla competenza del professor Gianfranco Bianchi (le cui pubblicazioni risalgono a 1965) e di diversi altri autori che si sono succeduti (De Antonellis nel 1984, Deiana nel 2013), fino alla “testimonianza partecipativa” delle pp. 11 e 12 del presente volume firmate dal Presidente del Centro di cultura ‘Giancarlo Puecher’, onorevole Virginio Rognoni.
A conclusione di questa recensione, notiamo che una ricca bibliografia correda il volume e sono sette gli importanti fondi esplorati per la documentazione ad esclusione dell’Archivio Comunale di Ponte Lambro. L’assenza dell’indice dei nomi di persona e di luogo non agevola la lettura come pure l’assenza quasi totale delle note di rimando alle pagine e ai testi, persino sulle citazioni virgolettate. Non si nomina l’autore o gli autori dei testi da p. 15 alla fine.
Dobbiamo anche registrare che il libro non accenna nemmeno al fatto che questo sacerdote “ribelle per amore” non sia annoverato nel famoso volume voluto dal Cardinal Martini e affidato alla cura di don Giovanni Barbareschi nel 1985.
Da pubblicazioni diverse pare chiaro infine che don Giovanni Strada non sia l’unico prete ambrosiano di cui è ancora necessario rintracciare la memoria.