Caduto il governo “semaforo” guidato da Olaf Scholz, la Germania si prepara alle elezioni nazionali anticipate del prossimo 23 febbraio e fa i conti con una novità inaspettata che è non è facilmente decifrabile e che sta scombussolando gli equilibri politici consolidati. Si chiama Sahra Wagenknecht la donna che nell’arco di pochi mesi si è imposta all’attenzione dei mass media conquistando un discreto numero di elettori (soprattutto nelle regioni orientali del paese). Col suo movimento, denominato “Alleanza Sahra Wagenknecht” (acronimo BSW) è riuscita ad arrivare al governo in due Länder importanti quali Turingia e Brandeburgo. I sondaggi la danno al momento all’8% su scala nazionale, un risultato che sarebbe clamoroso e potrebbe farne l’ago della bilancia di future maggioranze.

Alcuni organi di stampa definiscono il movimento di Wagenknecht con l’etichetta di “rossobruno”, una marchiatura del tutto negativa, che però è a dir poco superficiale e non coglie affatto le specificità di quella forza politica. La storia di Sahra è interamente iscritta nel solco della sinistra tedesca. Nata a Jena 55 anni fa, nella ex DDR, da padre iraniano e madre tedesca, si è formata politicamente nella federazione giovanile del Partito socialista unificato (SED), aderendo dopo la caduta del Muro al Partito del Socialismo Democratico (PDS), confluito nel 2004 in Die Linke (La Sinistra). Della Linke è stata un’esponente di primissimo piano, ricoprendo ruoli fondamentali come quello di capogruppo al Bundestag. Secondo i malevoli la sua ascesa è stata propiziata dal legame sentimentale (e matrimoniale) con Oskar Lafontaine, leader storico della socialdemocrazia tedesca prima e della Linke dopo la rottura col cancelliere Schröder. Ma Lafontaine, per ragioni d’età e di salute, è da oltre dieci anni fuori dai giochi politici, e Wagenknecht ha dimostrato di possedere una tempra e un carisma del tutto autonomi.

            La sua rottura con la Linke si è consumata un anno fa, precisamente nell’ottobre 2023, dopo molte tensioni e una lunga sequenza di strappi. Wagenknecht è convinta che il suo ex partito abbia perso lo spirito battagliero dei primi tempi, rinunciando a lottare per il welfare e per la difesa dei lavoratori, impegnandosi esclusivamente sulle questioni della politica climatica e dei diritti civili. Il programma del suo movimento, viceversa, ha connotati fortemente di sinistra, con punte di populismo: aumento del salario minimo, aumento delle pensioni, tassa patrimoniale. I punti più delicati sono la politica migratoria e quella estera: Wagenknecht è contraria all’accoglienza indiscriminata praticata dalla cancelliera Merkel a partire da quando nel 2015 non chiuse le porte a un milione di profughi siriani. Sostiene che si debbano stabilire delle quote annuali di immigrazione e la necessità di rimpatriare chi delinque. In questa posizione si possono cogliere consonanze con certi slogan dell’estrema destra xenofoba di Alternative für Deutschland, ma è pur vero che ormai tutte le forze politiche, compresa la CDU di Merz, rinnegano quella decisione di Angela Merkel, quanto meno per essere stata presa in maniera improvvisata e non concertata con gli altri paesi UE. Lo stesso cancelliere Scholz ha avviato nei mesi scorsi una stretta sull’immigrazione con l’espulsione di numerosi profughi afghani.

Quanto alla guerra russo-ucraina, il partito di Sahra è schierato per l’apertura di negoziati di pace e per la sospensione della fornitura di armi a Kiev, posizioni che trovano largo consenso nella popolazione, ma che rischiano di passare per filorusse, anche se le accuse di essere finanziata da Mosca non hanno mai trovato riscontri concreti. Parimenti le critiche durissime contro il governo israeliano per i crimini di guerra commessi ai danni della popolazione palestinese le sono valse l’accusa di antisemitismo, un’accusa rigettata ai mittenti come pura calunnia.

Con questa miscela ideologica che combina politiche economiche e sociali di sinistra con pacifismo, antiatlantismo e sovranismo il partito di Sahra Wagenknecht ha colmato un vuoto politico in Germania raccogliendo voti tra gli insoddisfatti di Spd e Linke, ma pescando anche nell’area dell’astensionismo e più in generale dell’insoddisfazione. Di fatto sta erodendo consensi che altrimenti potrebbero indirizzarsi verso la destra estrema. Ma questo non prefigura assolutamente una possibile intesa con Alternative für Deutschland, uno scenario sempre respinto fermamente da Sahra la quale, viceversa, in Turingia e in Brandeburgo si è alleata nei governi regionali con Spd e Cdu contribuendo a rafforzare il muro di resistenza democratica con cui si vuole isolare la destra estrema. 

(Foto di Ferran Cornellàwikimedia.org)

                                         

  • Ugolini

    Gherardo Ugolini è professore associato di Filologia classica, Storia della tradizione classica e Storia del teatro greco e latino presso l’Università di Verona. Come giornalista pubblicista ha collaborato e collabora con varie testate tra cui «Corriere d’Italia», «Diario della Settimana», «L’Unità», «Il Giornale di Brescia» (di cui è editorialista).