La questione degli sbarchi, dei rifugiati, dei confini minacciati, è trattata con una serie impressionante di luoghi comuni raramente sottoposti a una seria verifica.

Cominciamo dall’idea che l’Europa sia minacciata da un’ondata di rifugiati. In realtà, prima della guerra in Ucraina, l’83% degli 89 milioni di  rifugiati del mondo erano accolti in paesi in via di sviluppo o intermedi, con la Turchia in prima posizione, circa un terzo nei paesi più poveri in assoluto. Nell’UE ne era arrivato circa il 13%.  E’ vero che i 4,4 milioni di profughi ucraini registrati hanno parzialmente modificato questi equilibri, ma è anche vero che non sono stati né percepiti né trattati come rifugiati. Il Medio Oriente presenta la situazione più critica: il Libano, malgrado la drammatica situazione economica e sociale in cui si trova, ospita un rifugiato ogni 8 abitanti; la Giordania uno su 14; la Turchia uno su 23. Si può forse affermare, guardando i dati con distacco, che il sistema politico-mediatico europeo ha ottenuto un formidabile successo nel costruire la leggenda dell’Europa assediata.

La seconda credenza infondata, ma ripetuta con tale convinzione che pochi osano metterla in dubbio, riguarda il lamento dell’Italia “lasciata sola” ad accogliere i rifugiati, o addirittura ridotta a “campo profughi d’Europa”. In realtà, secondo Eurostat, nel 2021 sono arrivate ai governi dell’UE 537.000 prime richieste di asilo, aumentate del 28% rispetto al 2020, anno della pandemia. Ma ad accoglierne di più era come sempre la Germania (148.000), seguita dalla Francia (104.000), poi dalla Spagna (62.000). L’Italia si collocava al quarto posto, con 45.000 richieste di asilo. Non siamo noi quindi, i principali attori dell’accoglienza dei profughi. Se guardiamo al rapporto con la numerosità della popolazione, la Svezia (25 richiedenti asilo ogni 1.000 abitanti), l’Austria (15), la Germania (14), la Francia (6), sono più ospitali dell’Italia (3,5), collocata sotto la media dell’Europa Occidentale. Ci sono poi i cosiddetti “movimenti secondari” dei rifugiati che, arrivati sul territorio di uno Stato, si spostano in un altro e ripresentano una domanda di asilo: la Francia nel 2021 ne ha ricevuti 30.000, molti dei quali passati attraverso l’Italia. Il punto è che i profughi non arrivano solo dal mare, ma anche via terra, a piedi, in auto, con trasporti pubblici, oppure in aereo, come i venezuelani che atterrano in Spagna. Gli sbarchi sono più drammatici e visibili, ma non prevalenti. E’ uno sguardo ristretto, disinformato o volutamente distorto, quello che vede soltanto i profughi che approdano sotto casa sua. Singolare poi il fatto che l’attuale governo e il suo coro mediatico si accaniscano contro gli sbarchi dal mare (circa 100.000 quest’anno) o contro gli arrivi, qualche migliaio, dalla frontiera orientale, e non abbiano finora manifestato nessuna preclusione nei confronti dei circa 170.000 rifugiati ucraini arrivati in Italia nel giro di pochi mesi. Se sono invasori gli uni, non si comprende perché non lo siano anche gli altri. Se meritano protezione i secondi, non è chiaro perché chi giunge dalla Siria o dall’Afganistan non ne abbia diritto.

La terza trappola informativa si riferisce al ruolo delle ONG, etichettate come “taxi del mare”, “vice-scafisti”, “complici dei trafficanti” e altro ancora. Dei 100.000 sbarcati quest’anno, le navi delle ONG ne hanno tratti in salvo meno del 15%. Gli altri o sono arrivati con i loro mezzi, oppure sono stati soccorsi da navi mercantili, pescherecci, petroliere, e spesso anche dalle navi della Marina militare, costrette a operare in silenzio.

Altra confusione sovrappone rifugiati e immigrati. In molta parte dell’opinione pubblica e dei media che la informano, sbarcati, richiedenti asilo, immigrati si sovrappongono. Molte volte in questi anni si è sentita evocare una “crescita esponenziale” dell’immigrazione, con disprezzo sia dei dati statistici sia del significato dei termini matematici. Si pensa che gli immigrati siano giovani uomini africani  o arabi, di religione mussulmana. Ebbene, da oltre dieci anni -certifica l’ISTAT-, l’immigrazione verso l’Italia è stazionaria. I residenti stranieri sono prevalentemente donne, per circa la metà europei. I rifugiati e richiedenti asilo a fine 2021 erano circa 200.000, con gli arrivi degli ucraini e di altri profughi potremmo oggi essere intorno ai 400-450,000, ma rimaniamo sempre sotto il 10% della popolazione immigrata complessiva. La religione prevalente, almeno a partire dai contesti di provenienza, è quella cristiana delle varie confessioni, con gli ortodossi in prima fila.

L’illuminismo è tramontato da un pezzo, insieme alla fiducia che la conoscenza rischiari le menti. Neppure vi è da credere che riesca a produrre politiche migliori. Cerchiamo però almeno di guardare la realtà nel suo profilo oggettivo, invece d’inventare invasioni e minacce che non esistono.

 

Foto di Sujeeth Potla su Unsplash

  • Maurizio Ambrosini

    Maurizio Ambrosini è docente di Sociologia delle Migrazioni nella Facoltà di Scienze Politiche, Economiche e Sociali dell’Università degli Studi di Milano. Insegna anche all’Università di Nizza ed è responsabile scientifico del Centro studi Medì-Migrazioni nel Mediterraneo di Genova.