Negli ultimi anni l’Italia ha registrato un significativo aumento delle autorizzazioni per l’export di armamenti. Questa crescita è accompagnata da preoccupazioni crescenti riguardo alla trasparenza e alla responsabilità della fornitura di armi in Paesi in conflitto e che non rispettano i diritti umani, soprattutto in seguito alle proposte di modifica della legge 185/1990 che sono state approvate al Senato e ora sono in discussione alla Camera.

La legge 185 regola in modo rigoroso la produzione e l’esportazione di armi italiane, imponendo criteri stringenti e la redazione di una relazione annuale al Parlamento, finalizzata a rendere trasparenti i rapporti tra banche e aziende del settore militare. Tuttavia, le modifiche recenti, già approvate in Senato, eliminano la relazione annuale, rendendo opachi i collegamenti finanziari nel settore e diminuendo la possibilità di esercitare pressioni affinché le banche disinvestano dal comparto bellico.

Secondo “Rete Pace e Disarmo” (https://retepacedisarmo.org/export-armi/2024/04/export-armi-italiane-continua-crescita-delle-autorizzazioni-modifica-legge-sgretola-trasparenza/), questa riforma favorisce le lobby dell’industria militare e mina la trasparenza faticosamente conquistata negli anni. L’abolizione del report annuale comprometterà, infatti, la capacità delle organizzazioni di monitorare i flussi finanziari verso l’industria degli armamenti.

Numerose organizzazioni, tra cui “Rete italiana pace e disarmo” e diverse associazioni cattoliche come Azione Cattolica, ACLI, Comunità Papa Giovanni XXIII, Movimento dei Focolari e Pax Christi, hanno lanciato un appello urgente contro queste modifiche (per firmare la petizione: https://retepacedisarmo.org/2024/basta-favori-ai-mercanti-di-armi/).

Durante una conferenza stampa tenutasi il 4 marzo 2024 (https://www.cittanuova.it/armi-italiane-e-mercati-di-morte-ultimo-appello-a-difesa-della-legge-185-del-1990/?ms=003&se=009), le associazioni hanno evidenziato l’importanza della legge 185/90 come strumento di pace e trasparenza, in linea con il ripudio costituzionale della guerra. Le associazioni hanno ribadito la necessità di un impegno attivo contro il commercio delle armi, sottolineando come, con le proposte di modifica della legge 185, non si potrebbe più esercitare alcun controllo sull’export, con conseguenze politiche, umanitarie, economiche, sociali di grande rilievo: soprattutto nell’attuale fase storica, caratterizzata da un’escalation dei conflitti, è necessario che la discussione sugli armamenti sia pubblica e trasparente. Infatti, il mercato delle armi ha visto un boom senza precedenti negli ultimi due anni, alimentato dai conflitti globali in Ucraina e in Medio Oriente. In questo scenario, l’attuale maggioranza di governo manifesta la chiara intenzione di superare i limiti posti dalla l. 185. Infatti, ancora prima della modifica della legge 185, il Governo aveva revocato il divieto sull’export di bombe e missili verso l’Arabia Saudita, originariamente imposto nel 2020.

La battaglia per mantenere la trasparenza e il controllo sull’export di armi italiane è cruciale. Le modifiche alla legge 185/90 rappresentano un arretramento significativo nella lotta contro la proliferazione delle armi e nella promozione di una politica estera responsabile e pacifica. È imperativo che la società civile, le associazioni religiose e i cittadini si mobilitino per difendere i principi di trasparenza e responsabilità che sono alla base di una democrazia e di una politica estera che rispondano al disegno di pacificazione iscritto nell’art. 11 della Costituzione.

(Foto di Daniel su Unsplash)

  • Andrea Michieli

    Avvocato, dottore di ricerca in Diritto pubblico dell’economia presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca; consigliere dell’associazione di Città dell’uomo e membro del gruppo di coordinamento della rivista web Appunti di cultura e politica.