Carlo Stelluti, purtroppo, ci ha lasciati. È morto nella notte del 1° marzo a Busto Arsizio a 78 anni. Non ci sentivamo da un po’ di tempo e non sapevo che le sue condizioni fossero peggiorate fino a questo punto. E ne sono profondamente addolorato.
La redazione di Appunti online mi ha chiesto di scrivere un ricordo, anche a nome dei tanti amici che lo hanno conosciuto e apprezzato, nella Cisl, nelle Acli, in Parlamento, nei Cristiano sociali.
L’ultima volta che siamo stati insieme era esattamente il 18 febbraio di cinque anni fa, ad un seminario organizzato a Roma, da alcuni di noi. C’erano anche Carlo Casula, storico del movimento cattolico e Claudio Sardo, giornalista, già Direttore de L’Unità. Si trattava di raccogliere le testimonianze di una storia tracciata da tanti cristiani “figli della svolta conciliare” degli anni ‘60 e ‘70 e, perciò, animati da una grande passione per l’impegno civile e sociale. Un percorso da ricomporre e raccontare in un testo capace anche di farne memoria. Un patrimonio di idee, di progetti e di buona politica, accumulato anche grazie a esperienze importanti come la sua.
Carlo, infatti, è ricordato dalle tante comunità che lo hanno stimato e riconosciuto, come il sindacalista coraggioso e determinato della CISL milanese e lombarda, il parlamentare autorevole dell’Ulivo, eletto alla Camera nella Legislatura 1996-2001, l’amministratore comunale incorruttibile, Sindaco di Bollate dal 2005 al 2010, dove la sua battaglia contro le infiltrazioni della ‘Ndrangheta fu riconosciuta dai vertici giudiziari di Milano come l’impegno di un uomo pubblico coraggioso, “che non si è mai prestato ad alcuna forma di cedimento e alle lusinghe di qualsiasi tipo.”
Ma Carlo Stelluti è stato anche dirigente apprezzato delle Acli milanesi e volontario instancabile in diverse realtà associative del territorio.
Non è stato un sognatore, ma il suo impegno concreto, nei diversi ambiti in cui ha potuto esprimerlo, è stato alimentato da grandi ideali e da una speciale capacità di anticipare il futuro. Come quando, sulla base della sua concreta esperienza sindacale nella Cisl di Pierre Carniti, ci invitò a sottoscrivere, lui primo firmatario, la Proposta di Legge sulla riduzione dell’orario di lavoro, quella per la tutela del telelavoro e, infine, un testo riguardante la protezione sociale per anziani non autosufficienti (argomento di cui si discute oggi in Parlamento, 25 anni dopo).
La serietà e la competenza con le quali sapeva “maneggiare” i temi del lavoro e delle politiche sociali venivano considerate, anche dagli avversari, una garanzia irrinunciabile per affidargli importanti responsabilità di conduzione del lavoro parlamentare, sia in Aula che in Commissione.
Insomma, una vita interamente dedicata all’impegno per il bene comune, convinto che la fede senza le opere sia sterile e che la politica sia la “più alta forma della carità”. Era anche sicuro che la vocazione alla politica dei cristiani non abbia niente a che fare con il moderatismo e che sia invece chiamata a cercare le forme di mediazione possibili tra radicalità dei principi e concretezza delle opere, in una prospettiva di superamento delle disuguaglianze, di rispetto della dignità della persona e di promozione dei diritti sociali e del lavoro, che sono alla base del pieno godimento dei diritti di libertà.
Carlo ha creduto fin che ha potuto che una diversa politica sia praticabile, senza perdere o annacquare la propria identità e senza venir meno ai valori di onestà, moralità, solidarietà, giustizia sociale, attenzione agli ultimi.
Il suo ultimo libro Il coraggio di vivere i valori, pubblicato nel 2020, esprime molto bene questa convinzione.
Ecco, con questo spirito di grande rispetto per ciò che è stato Carlo Stelluti e con l’importante lascito che affida alla nostra memoria, cercheremo ancora di coltivare il legame di amicizia spirituale e politica che ce lo fa sentire tanto presente accanto a noi.