Il lutto per la morte improvvisa di papa Francesco ha attraversato le popolazioni di tutti i continenti. Un fenomeno globale come pochi nella storia contemporanea, solo la morte di papa Wojtyła regge il paragone. Un’ulteriore dimostrazione di quanto la figura del pontefice romano sia, per il suo ruolo, una figura universale. Ed ogni papa esplicita la sua missione secondo i tempi e il carisma particolare della sua personalità.
Francesco e Ignacio: discernimento e speranza
In papa Francesco si univano, in una originale sintesi, il carisma particolare di due santi geniali della storia della cristianità: quello di Francesco d’Assisi e di Ignacio de Loyola. Del povero di Assisi ha attualizzato l’attenzione ai dimenticati della storia, e di Ignacio ha attualizzato il carisma del discernimento nella Chiesa e nella società. Per la maggior gloria di Dio il discepolo di Ignacio analizza il tempo in cui vive e cerca di sviluppare percorsi di umanizzazione nella storia: la gloria di Dio è l’uomo vivente, come afferma Sant’Ireneo di Lione padre della Chiesa del II secolo.
Ora, come ha affermato il vaticanista Marco Politi, Francesco ha afferrato «le paure e le fragilità di centinaia di milioni di uomini e donne di qualsiasi fede e orientamento». Un mondo smarrito e impaurito ha trovato in papa Francesco un invito forte all’umanità a una profonda “conversione” (un cambiamento radicale di mentalità). I profeti sono dentro la corrente “calda” della storia umana. Sono anticipatori di futuro. Di pienezza dell’umanità. In questo senso, come ci insegna il filosofo tedesco Ernst Bloch, la speranza è nettamente superiore alla paura: è “sogno in avanti”, è “sogno a occhi aperti”. Nel senso, cioè, dell’anticipazione di ciò che non è ancora dato. Ma nulla va dato per scontato, perché la “speranza è costitutivamente esposta all’incertezza e alla delusione”. La speranza per Bloch è “fattore energetico, mobilitante, entusiasmo fattivo, nell’attesa fervente dell’adempimento” (come scrive Franco Toscani).
Insomma, in questo dinamismo della storia umana, la “corrente calda” della profezia ci invita a una incessante lotta di liberazione. Papa Francesco era inserito in questa “corrente calda”. Il suo magistero aveva una visione alternativa alla “cosmologia” della dominazione, la sua era una “cosmologia” della fraternità della Madre Terra, la nostra “casa comune”. La cosmologia della fraternità universale era il sogno di Francesco di Roma sulla scia di Francesco d’Assisi e del suo amico teologo francescano Leonardo Boff. È l’alternativa al neoliberismo, al pensiero unico, che ha pervaso l’intero pianeta. Infatti, il neoliberalismo e il capitalismo, che si reggono sulla competizione e sullo sfruttamento delle risorse della natura, hanno determinato un contrattacco della terra. La specie umana ha fatto una guerra alla natura e la terra ha reagito. Questa è la dinamica secondo Leonardo Boff, uno dei “padri” ispiratori della sua enciclica Laudato Si’. Meno acqua, più calore, diminuzione della biodiversità sono il risultato del sistema dello sfruttamento e le riserve della terra sono finite. E se non ci sforziamo a diminuire il nostro consumo, la terra continuerà a reagire. Insomma, la sua ecologia integrale, quella del Magistero di Papa Francesco, può ancora ispirare un percorso nuovo per la politica e l’economia planetaria del prossimo futuro.
Politica e fratellanza universale
Appunto la politica è la grande arte per la costruzione della “casa comune”. Certo, la politica va ripensata nella logica della “fraternità umana”. Nell’enciclica Fratelli tutti ci sono lunghe riflessioni sull’economia e sulla politica. Egli mette in risalto che “La politica non deve sottomettersi all’economia e non deve sottomettersi ai dettami e al paradigma efficientista della tecnocrazia” (n. 177). Espone una franca critica al mercato: “Il mercato da solo non risolve tutto come vogliono farci credere nel dogma della fede neoliberista; si tratta di un pensiero povero, ripetitivo, che propone sempre le stesse ricette per qualsiasi sfida che si presenta; il neoliberismo si auto-riproduce come l’unico cammino per risolvere i problemi sociali”(n. 168). E ancora: “La globalizzazione ci ha resi più vicini ma non più fratelli” (n. 12). Essa “crea solo soci ma non fratelli” (n.101). Così si esplicita la nuova politica o, se volete, la politica autentica: “Il nuovo paradigma della fraternità e dell’amore sociale si dispiega nell’amore nella sua realizzazione pubblica, nella cura dei più fragili, nella cultura dell’incontro e del dialogo, nella politica come tenerezza e gentilezza” (come scrive Leonardo Boff). Dal papa viene un chiaro invito a compiere la rivoluzione della tenerezza.
L’analisi splendida della figura del buon Samaritano, che Papa Francesco svolge nella Fratelli tutti, è davvero una grande sfida alla politica contemporanea. Al riguardo, sempre Leonardo Boff: “Mediante la parabola del buon Samaritano, compie un’analisi rigorosa dei vari personaggi che entrano in scena e li applica all’economia politica, culminando nella domanda: ‘Con chi ti identifichi (con i feriti per strada, con il sacerdote, il levita o con il forestiero, il samaritano, disprezzato dagli ebrei)? Questa domanda è cruda, diretta e decisiva. A chi di loro assomigli?’ (n. 64). Il buon Samaritano si fa modello di amore sociale e politico (n.66)”. Ecco la misura per valutare la bontà della politica in questo tempo il cambio di paradigma si applica anche qui: “Con chi ti identifichi?”. La politica deve ascoltare il grido di dolore degli ultimi, e sappiamo quanto la cattiva politica e la cattiva economia (quella del turbo-capitalismo) hanno devastato i più fragili impoverendo anche la classe media. Così nuove povertà ci sono affacciate nella nostra società. Creando smarrimento e rabbia.
Esempi e precursori, nella luce del Vaticano II
Ecco un esempio luminoso di politica impregnata di fraternità evangelica, capace di diventare amore politico. Infatti, non è utopia questa. Nella storia del cattolicesimo politico italiano c’è chi ha percorso questa strada. Mi riferisco a Giorgio La Pira, indimenticabile “sindaco santo” di Firenze. Ai tempi della guerra fredda è stato un uomo del dialogo, costruttore di ponti tra le religioni, attentissimo alle questioni sociali. Scriveva, durante una crisi economica che aveva colpito la sua città: “Non posso essere indifferente […] che i miei fratelli siano costretti a vivere in un regime economico che contraddice la loro natura di uomini. O se i miei fratelli sono costretti a vivere in un regime giuridico e politico che viola i loro fondamentali diritti umani […]. Posso restare inerte di fronte alle disuguaglianze? […] Se facessi così, non negherei quella paternità divina e quella fraternità umana che confesso con le labbra? […] Devo intervenire perché la fraternità, alla quale io credo, sia trascritta nelle istituzioni sociali, diventi fraternità di fatto” (la citazione qui). Con la sua capacità di visione, sia su scala spaziale che temporale, cambia la politica estera, proponendo la centralità delle città: “Bisogna unire le città per unire le nazioni, per unire il mondo”.
Una bellissima testimonianza di protagonismo dal basso; l’attenzione alle comunità locali è molto cara a papa Francesco, e nella Fratelli tutti c’è un forte richiamo a questo protagonismo di base (che non riguarda solo le comunità locali ma anche i movimenti popolari). Un altro esempio richiamato dal papa è quello di Charles de Foucauld, “piccolo fratello di Gesù”. Nel deserto del Nord Africa insieme alla popolazione musulmana egli voleva essere “definitivamente il fratello universale” (n. 287). Charles de Foucauld è stato, non va dimenticato, l’ispiratore del grande studioso francese dell’Islam, Luis Massignon. Nella sua esperienza umana e spirituale, Massignon è stato il precursore del dialogo tra islam e cristianesimo; senza di lui il dialogo abramitico con l’islam non sarebbe mai cominciato. Anche lui è un fratello universale.
Ho richiamato questa corrente calda del cattolicesimo contemporaneo, a cui appartiene Papa Francesco. Una corrente che ha suscitato nel Novecento il concilio Vaticano II, che ha segnato una svolta per la Chiesa cattolica. Si potrebbe, allora, che tutto il magistero di Francesco è un’autentica declinazione del verbo del concilio. Papa Francesco è stato l’uomo dell’ascolto dei poveri e degli ultimi e per questo è diventato fratello di tutti, fratello universale.
“Che Dio ispiri questo sogno in ognuno di noi. Amen” (Fratelli tutti, n. 288).
Crediti foto: Ágatha Depiné su Unsplash