Giustamente si lamenta il vistoso deficit di democrazia interna ai partiti. Ma i sindacati non sono messi meglio. Merita perciò segnalare un documento firmato un centinaio di dirigenti ed ex dirigenti Cisl di aperta critica ai vertici dell’organizzazione. Circostanza inusuale. Dunque, una notizia.
A prendere l’iniziativa soprattutto un’associazione di ex cislini denominata “Prendere parola” cui partecipa lo stesso ex segretario generale Savino Pezzotta. Da tempo, la Cisl si smarca dalle altre due sigle Cgil e Uil. È legittimo, ma con motivazioni poco convincenti. Lo ha fatto anche di recente in occasione dello sciopero generale da esse indetto per il 29 novembre scorso contro la legge di bilancio del governo. Così si legge nel suddetto documento apertamente critico al riguardo: “la Cisl si dissocia da quanto detto in conferenza stampa da Bombardieri e Landini: noi ci dissociamo da quanto affermato da Luigi Sbarra”. Si contesta l’appiattimento sul governo, che, a detta dei firmatari, “significa avere perso il senso dell’agire del sindacato”. Ancora: si reagisce alle parole al miele verso l’esecutivo pronunciate dai vertici Cisl del tipo “le nostre priorità sono diventate risultato”. Si eccepisce sull’avallo alla narrazione a tinte rosa della destra al governo su crescita e occupazione. Si sottolineano le criticità in tema di salari, sanità, povertà, fisco. In ispecie su quest’ultimo tema. Un fisco clamorosamente ostile a lavoratori dipendenti e pensionati, che il sindacato dovrebbe difendere. Un fisco che occhieggia agli evasori e sempre più lontano dal principio costituzionale della sua progressività. Al riguardo si legge: “la riforma fiscale, pur sempre la regina delle riforme, è attuata con leggi delega (che richiedono il voto deliberativo del parlamento) e persegue obiettivi del governo che sono ben diversi dall’aumento delle entrate del bilancio pubblico per l’efficienza dei servizi universalistici (sanità e scuola) e del welfare, inoltre contraddice il principio costituzionale della progressività sul reddito, sulla ricchezza, sulla rendita, sul patrimonio. Un esempio sono la flat tax e il concordato preventivo per il lavoro autonomo, per le partite Iva che strizza l’occhio agli evasori”. Nel mirino dei cislini critici l’insensibilità di chi oggi guida l’organizzazione al valore dell’unità sindacale e il difetto di democrazia interna alla Cisl. Del resto, l’obiettivo dichiarato dell’iniziativa è quello di stimolare un franco confronto interno in vista del congresso Cisl del prossimo luglio.
I severi rilievi qui messi in carta trovano riscontro anche in un precedente intervento di Savino Pezzotta su “Appunti di cultura e politica” (link). Oltre alle critiche di merito, è sul metodo che sorprende l’atteggiamento compiacente della Cisl con il governo. Chi conosce la storia e la cultura Cisl sa che, essa, non è mai stata seconda a nessuno nel rivendicare il valore del dialogo e della concertazione sociale. Vistosamente mortificati dal governo nel varo della manovra, che i sindacati hanno conosciuto solo ex post. Più in generale, merita notare come, non da oggi e seguendo un trend che si è accentuato dal tempo della segreteria Bonanni, la Cisl, un tempo laboratorio avanzato e innovativo di un sindacato autonomo e moderno, non sia più circondata e assistita da un trust di qualificati studiosi dei problemi del lavoro, sociologi, economisti, giuslavoristi di riconosciuto valore. Da Guido Baglioni a Bruno Manghi, da Ezio Tarantelli a Tiziano Treu, da Gian Primo Cella a Carlo Dell’Aringa. Studiosi che animavano la prestigiosa Scuola quadri di Firenze e che vivacizzavano convegni e riviste (penso a “Progetto”) apprezzati per il loro originale contributo a una moderna cultura del lavoro. Un pezzo pregiato del cattolicesimo sociale un tempo protagonista nel sindacato e nella politica di cui non c’è più traccia.
Franco Monaco
*********************************
Dissentiamo dalla scelta CISL e rivolgiamo un APPELLO
Il nostro fine è far rivivere nella quotidianità lo storico principio della Cisl:
”Il sindacato sarà dei lavoratori o non sarà”
La legge di bilancio 2025 in discussione al Parlamento è ben lontana dagli obiettivi qualificanti che la Cisl ha indicato nei suoi congressi, e ancor più di quanto sottolineano iscritti e lavoratori indicando la priorità di potenziare (prevenzione-cura-riabilitazione) il Servizio Sanitario Nazionale e il finanziamento della legge per la non autosufficienza, a fianco delle richieste per salvaguardare il potere d’acquisto eroso dall’inflazione reale – quella del carrello della spesa è più alta di quella delle statistiche e dell’indice IPCA, che non tiene conto dell’inflazione importata, preso a riferimento per la contrattazione – e per sostenere le filiere produttive della manifattura per un’occupazione stabile.
Per tali finalità servono miliardi in doppia cifra che non sono stati previsti nella manovra di bilancio 2025 perché la riforma fiscale – pur sempre la regina delle riforme – è attuata con leggi delega (che non richiedono il voto deliberativo del Parlamento) e persegue obiettivi del Governo che sono ben diversi dall’aumento delle entrate del bilancio pubblico per l’efficienza dei servizi universalistici (sanità e scuola) e del welfare, inoltre contraddice il principio costituzionale della progressività delle tasse sul reddito, sulla ricchezza, sulla rendita e sul patrimonio. Un esempio sono la flat tax e il concordato preventivo per il lavoro autonomo, per le partite Iva che strizza l’occhio agli evasori e incentiva il fatturato sommerso. E’ di questi giorni la notizia che l’Istat ha stimato a 201, 6 miliardi il valore dell’economia sommersa e di quella illegale, con una crescita del 9,6%. Il recente rapporto della Caritas, certifica la crescita della povertà e del numero dei minori poveri, racconta la faccia dimenticata del nostro paese, ben diversa da quella descritta dei tanti record stagionali o delle statistiche. A proposito del record degli occupati ricordiamo, sì sono aumentati, ma nel contempo diminuiscono le ore lavorate.
Le interviste del segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, a cui segue l’eco degli organismi statutari nazionali, affermano che con la manovra 2025 “le nostre priorità diventano risultati”. La nostra valutazione è ben diversa e di segno opposto: è vero che la manovra destina miliardi, i 2/3 del totale, per mantenere il taglio del cuneo fiscale e l’accorpamento di due tariffe Irpef, ma sostenere che “questo da solo garantirà un aumento fino a 1.200 euro annui sulle buste paga di oltre 15 milioni di lavoratori…” è una forzatura non veritiera, una bugia perché non ci sarà un aumento in busta paga ma si è evitato un taglio degli aumenti ottenuti con le precedenti manovre (Draghi e Meloni). Affermare che “si può sempre fare di più”, sostenendo che “la strada giusta è il confronto, l’esercizio di responsabilità che deriva dalla delega che ci danno i nostri associati”, peraltro senza neanche interpellarli, e nel contempo senza mai proporre, a salvaguardia dell’unità d’azione, assemblee unitarie sui luoghi di lavoro e dopo manifestazioni di piazza, – anche per spostare l’opinione dei lavoratori verso la solidarietà anziché seguire il richiamo delle politiche neo-corporative governative – e ultima ratio lo sciopero; significa non vedere il conflitto sociale che esiste in una società complessa, e non tenere conto dei conflitti che animano gli interessi economici e politici dell’attuale maggioranza di Governo. Questo significa aver perso il senso dell’agire del sindacato e della delega rilasciata “dai nostri associati”: il segretario generale è scelto ogni quattro anni, (con l’Assemblea Organizzativa quale verifica di metà mandato, ormai declassata a piccola passerella), per far funzionare la democrazia rappresentativa, per coinvolgere anche gli iscritti alle scelte – cosi recitano le norme statutarie – e non già esercitare un ruolo da “capitano” che pensa e decide per tutti.
Sulla manovra 2025 sono state dette troppe mezze verità che si trasformano in piccole o grandi bugie tali da, ne rendere credibile l’ottimismo narrativo del governo ne la soddisfazione della Cisl quando sottolinea che “sono state recepite le nostre principali richieste” senza mai specificare a quale documento riferirsi. Abbiamo seguito, su youtube, la conferenza stampa di Cgil e Uil. La Cisl si dissocia da quanto detto in conferenza stampa da Bombardieri e Landini: noi ci dissociamo da quanto affermato da Luigi Sbarra nelle ultime interviste. Stupisce e allarma che la Cisl consideri – come fa il governo – un contributo di solidarietà la disponibilità delle banche e delle assicurazioni di ritardare di un anno la riscossione del credito d’imposta. Si tratta nella sostanza di un debito (che favorisce la liquidità del momento) da restituire.
Sollecitiamo un franco confronto che coinvolga Rsu, Rsa, Rsl e iscritti. Oggi mancano le sedi e la volontà politica per farlo. Non desistiamo, il vento prima o poi, cambierà. Intanto prendiamo PAROLA. Se altri seguiranno si può immaginare un futuro dove le tessere sindacali non siano considerate, un numero da far pesare quando si definiscono gli organigrammi, ma soci con “un’anima, un volto e una voce”.
Associazione Prendere Parola – www.prendereparola.it – novembre 2024
[seguono cento firme di dirigenti, ex dirigenti e quadri Cisl. Tra loro Savino Pezzotta, ex segretario generale]
*********************************
Crediti foto: lilybella, Public domain, via Wikimedia Commons