In questo cambiamento d’epoca, che non può non incidere anche sul modo di essere Chiesa, l’intera comunità cristiana è coinvolta in un processo che ha le caratteristiche di una “gestazione”: occorre dar vita non a un’“altra Chiesa”, ma a una “Chiesa diversa”, così papa Francesco si esprimeva all’inizio del percorso sinodale, il 9 ottobre 2021, rifacendosi a Yves Congar, grande teologo del Concilio Vaticano II. Con il sinodo si vuole una Chiesa del camminare insieme, dell’incontro, dell’ascolto, della compagnia e del servizio, capace di discernere alla luce del Vangelo le istanze e le sfide che interpellano la famiglia umana. Si tratta, infatti, dell’evento di Chiesa più importante, e anche strategicamente più incidente, dal Vaticano II ad oggi, che proietta la Chiesa nel terzo millennio, non semplicemente nei prossimi anni o nei prossimi decenni, come precisa Papa Francesco, invitando per questo ad avere fiducia, coraggio, creatività, generosità, perseveranza.

Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione è la tematica-guida che accompagna il cammino sinodale articolata in tre fasi: a partire dal 2021, la prima ha coinvolto le Chiese locali; ora si sta svolgendo la prima sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria dei Vescovi; nel 2024 si svolgerà la seconda parte. A questo percorso seguirà la recezione dell’esperienza vissuta.

Comunione e missione – ha spiegato Francesco ancora il 9 ottobre 2021 – sono le due parole sintesi del Vaticano II. Esse, però, “rischiano di restare termini un po’ astratti se non si coltiva una prassi ecclesiale” che promuova in ogni passo “il reale coinvolgimento di tutti e di ciascuno”. E’ appunto questo l’intento del processo sinodale: un ascolto senza preclusioni, all’interno ma anche oltre la compagine ecclesiale – cosa che così non è mai avvenuta nei duemila anni della storia del cristianesimo, anche se le Chiese dell’Oriente e quelle nate dalla Riforma del XVI secolo dispongono di un’esperienza sinodale più sviluppata di quella cattolica.

Nel percorso sinodale sono importanti e necessari una parola-chiave: la partecipazione, e un atteggiamento fondamentale: il discernimento. Partecipazione significa “prender parte”. Non: “prendere una parte”, una porzione soltanto dell’eredità di cui Cristo ci ha fatto co-eredi, ma prendervi parte tutti in toto. Ciascuno secondo il proprio carisma, il proprio ministero, la propria vocazione, la propria specifica competenza: in sinergia sempre con gli altri e a loro servizio. E’ questo l’esercizio di Chiesa-comunione che è richiesto e che per Francesco è uno degli obiettivi decisivi del sinodo. Poi nell’esecuzione del processo sinodale, l’attivazione del discernimento comunitario è il banco di prova e di promozione della maturità acquisita, da parte di tutte le componenti del popolo di Dio, nell’esercizio corresponsabile dello spirito di profezia di cui è dotato.

Dopo la prima fase di ascolto nelle Chiese locali, è stato preparato un Instrumentum laboris (IL) sul quale si sta svolgendo ora l’Assemblea sinodale. Si tratta di un testo che costituisce un primo punto di arrivo – non conclusivo – del processo avviato ed è frutto del discernimento iniziato con la consultazione del popolo di Dio a livello locale. I risultati di questa consultazione erano stati dapprima raccolti a livello diocesano, poi sintetizzati e inviati alle Conferenze Episcopali e ai Sinodi delle Chiese Orientali cattoliche. Da qui è stato redatto, in modo consensuale, il Documento di lavoro per la Tappa Continentale (DTC). Il DTC era stato poi restituito alle Chiese locali di tutto il mondo, invitandole a confrontarsi con esso per poi incontrarsi a dialogare in occasione delle sette Assemblee continentali, mentre proseguiva l’attività del “sinodo digitale”. Sono state così messe a fuoco le intuizioni e le tensioni che risuonano con maggiore intensità nell’esperienza di Chiesa di ciascun continente e le priorità da affrontare nell’Assemblea sinodale ora in corso. E già questo costituisce una grande novità, più metodologica che tematica, rispetto ai sinodi precedenti

L’IL fa emergere una visione dinamica della vita e della missione della Chiesa, articolando la varietà dei modi in cui la sinodalità è sperimentata e compresa nelle diverse parti del mondo e che richiede di essere ulteriormente approfondita. Testo e schede di lavoro mettono in evidenza le varie caratteristiche della Chiesa emerse attraverso l’esperienza di questi due anni, e il modo di procedere identificato come elemento chiave per diventare sempre più una Chiesa centrata, appunto, su tre questioni prioritarie – comunione, missione e partecipazione – e che richiedono un ulteriore e approfondito discernimento.

L’IL è, dunque, un punto di arrivo che chiude la prima fase del sinodo, come frutto di incontri sinceri e cordiali nelle Chiese locali. Esso non suggerisce risposte, né può essere inteso come una prima bozza del documento finale dell’Assemblea in corso, ma identifica alcuni passi concreti da compiere per approfondire il metodo e lo stile della Chiesa del terzo millennio.

Se vogliamo, potremmo dire che il processo sinodale, con il suo metodo e le sue tappe, è un grande esempio di “democrazia esercitata ai vari livelli” che la Chiesa sta sperimentando e che, in quanto tale, può costituire una significativa lezione anche per la società civile. I Padri sinodali, seduti in cerchio a piccoli gruppi linguistici, stanno elaborando e vivendo il modo di essere una Chiesa aperta e inquieta, immersa in questo tempo, che si confronta con la peculiarità delle situazioni che essa vive nelle diverse regioni del mondo.

Queste vanno: dalle troppe guerre che insanguinano il nostro pianeta e richiedono di rinnovare l’impegno per la costruzione di una pace giusta, alla minaccia rappresentata dai cambiamenti climatici con la conseguente priorità della cura per la casa comune; da un sistema economico che produce sfruttamento, disuguaglianza e “scarto” alla pressione omologante del colonialismo culturale che schiaccia le minoranze; dalla esperienza di subire la persecuzione fino al martirio a un’emigrazione che svuota progressivamente le comunità minacciandone la stessa sopravvivenza; dal crescente pluralismo culturale che marca ormai l’intero pianeta all’esperienza delle comunità cristiane che rappresentano minoranze sparute all’interno del Paese in cui vivono, fino a quella di fare i conti con una secolarizzazione sempre più spinta e talora aggressiva, che sembra ritenere irrilevante l’esperienza religiosa. In molte regioni le Chiese sono profondamente colpite dalla crisi degli abusi: sessuali, di potere e di coscienza, economici e istituzionali. Si tratta di ferite aperte con cui confrontarsi, le cui conseguenze non sono ancora state affrontate fino in fondo. Alla richiesta di persone rivolta alle vittime delle sofferenze che ha causato, la Chiesa deve unire il crescente impegno di conversione e di riforma per evitare che situazioni analoghe possano ripetersi in futuro.

Pertanto, nel prendere in considerazione questi temi per poterli approfondire nella tappa del 2024, il sinodo intende modellare una Chiesa capace di abbracciare la vulnerabilità e l’incompletezza, di guardare oltre il presente, di gestire la tensione tra verità e misericordia. Questa fase dell’Assemblea Generale mira ad identificare su quali linee lo Spirito invita a “camminare insieme” nella Chiesa con maggiore decisione, nella fedeltà alla missione che le ha affidato il Signore.

 

 

  • Angelo Vincenzo Zani

    Vescovo dal 2013. è stato nominato archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa nel 2022. In precedenza è stato segretario della Congregazione per l’Educazione cattolica e consultore della Congregazione per la dottrina della fede dal 2012.